Sono stata lì nel buio, seduta sulla panchina davanti al mare, appena scesa dal treno, dopo aver lasciato te, ad aspettare e tornare.
Il vento era fastidioso e pungente, mi scompigliava i capelli e l'anima.
Gli spruzzi delle onde che s'infrangevano sui piloni della passeggiata si mescolavano al freddo.
Fuori e dentro me.
Guardavo il cielo nitido e le quattro stelle piú luminose.
E vedevo ancora il tuo viso, gli occhi che si velavano mentre richiudevano il cancello pesante che ci stava per dividere.
Io che me ne andavo, quasi fuggendo e che salivo sul taxi cercando di nascondere che stavo piangendo, asciugandomi le lacrime che colavano sulle guance un po' grinzose, mentre l'autista s'interrogava e cercava di capire cosa mi fosse successo.....e m'immaginavo te, che risalivi quelle scale lentamente, che ti rioportavano nel "ghetto" in cui ti stavo lasciando.....quelle stesse scale che avevi sceso di corsa tre giorni fa appena avevo suonato il campanello e mi avevi vista.
Non possono sapere quale dolore lancinante abbiamo provato.
Loro non possono capire amore mio.
Il mare stanotte è buio e tempestoso.
E' solitudine e dolore.
Mi fa paura.
Mi umilia e ferisce.
Mi manchi giá.
Sei entrata tu a casa riempiendola di luce, sorrisi, amore.
Sento raffreddarsi nelle vene tutti i sentimenti.
A presto piccola mia.
A presto.
Non vedo l'ora che torni il tuo sole per poterne respirare a pieni polmoni e godere della tua divina vita gioiosa.
A presto mio sole.
Andrá tutto bene.
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