domenica 22 settembre 2019

Lettera aperta

19.09.2019

Ill.mo Sig. Giudice,

la presente memoria (che non chiameremo “difensiva” non dovendoci difendere da qualsivoglia accusa dato che non abbiamo commesso nessun reato) è rivolta direttamente e personalmente a lei, per onore di verità e giustizia.
Nel Codice Penale sono ben definiti e chiari i crimini e le colpe di ogni indagato: per essere accusato, quindi, è necessario aver commesso un delitto e comunque la Giustizia italiana afferma che un cittadino di questa Repubblica dovrà essere considerato innocente sino all’ultimo grado di giudizio e condannato sulla base di prove certe ed inconfutabili della sua colpevolezza.
“Reato” sono il ricatto, il sequestro di persona, il plagio, la manipolazione, la violazione della privacy oltre, naturalmente, l’omicidio, la rapina, il traffico di uomini e merci illecite.
Tutto ciò viene considerato dai Tribunali ordinari veri e propri ma seppure noi non avessimo commesso alcuna delle azioni qui elencate, lei, esimio Sig. Giudice, dall’alto del suo piedistallo, illudendosi di essere onnipotente, surrogato “padre” di mille sfortunati minori, prede della smania d’omuncolo alla conquista della “toga”, illuso d’esser sopra tutti noi, anche dal punto di vista culturale, usando ed abusando del potere che si è accaparrato in questo “sistema” malato, ci ha giudicato e condannato senza processo, senza alcuna possibilità di contradditorio, seguendo esclusivamente i suoi parametri.
Psicologi di parte, collusi, amanti di direttori o azionisti di Case Famiglia e/o Comunità, Assistenti Sociali in cerca di carriera, giovani, sconosciute ed inesperte che hanno scritto, minacciato e agito senza verificare, senza indagare, senza conoscere.
La verità non piace a nessuno, è offensiva.
Noi, invece, la bramiamo perché siamo una famiglia.
Una famiglia fondata su un enorme amore, capace di affrontare le battaglie più gravi ed importanti che si sono poste sul nostro percorso.
Questa famiglia è composta da Emanuela (madre), Enzo (padre), Maurizio (primo figlio), Letizia (seconda figlia) e la dolce Giulia (terzogenita).
Sono entrati nella famiglia e sono stati accolti nel tempo, Mariangela, Vanessa e, da poco, in ultimo (per ora), Christian.
Intorno al nucleo centrale orbitano via via nonni, zii, amici, colleghi e conoscenti, ognuno con una sua anima ed importanza nella nostra vita.
Ricordo che la famiglia è il fondamento della società.
In essa non sempre tutto è “rose e fiori” ma non per questo bisogna distruggerla o sostituirla.
Vede, dottore, non abbiamo bisogno che lei (o chi per lei) ci insegni ad alzarci presto la mattina per andare al lavoro o a scuola, a vivere in ambienti sani e puliti, a vestirci con abiti caldi in inverno e freschi d’estate, a prenotare visite o a comprare ciò che occorre, che i debiti vanno pagati e che esistono regole di buona convivenza con la società da rispettare….non ci serve chi ci dica come vivere o sopravvivere né chi venga a controllare in casa nostra se spazziamo in terra o mangiamo tutti insieme.
Questi  beceri tentativi vanno contro le leggi stesse della Natura.
Democrazia non vuol dire inculcare negli altri le proprie idee, non è detto che queste siano giuste e valgano parimenti per tutti.
Chi crediamo di essere noi per poter decidere cosa sia giusto o sbagliato per noi stessi e per il resto del mondo?
Il fatto che un vegano non voglia mangiar o usare nulla che derivi da animali non significa che noi oggi a pranzo non possiamo preparare una gustosa frittata né che pensarla in maniera diversa indichi una nostra mancanza di rispetto o educazione.
Invece che aiutarci e sostenerci, lei, Signor Giudice, ha voluto smembrare la nostra famiglia per motivi che riteniamo ingiusti, ingiustificati, aggiungendo spese accessorie e problemi enormi alla situazione, assurgendo a ideologie in difesa dei minori.
Ogni membro della famiglia è stato umiliato, vessato, ricattato sia come genitore, figlio, fratello, sorella, nonno, nonna, che come persona, soggetto umano dotato di coscienza e libero arbitrio.
Il dolore che ha provocato è incalcolabile e né il tempo, né la giusta conclusione di questa storia potranno cancellarne le cicatrici.
Non ci sarà perdono né equo risarcimento.
Sappia solo che se lei non firmerà la scarcerazione e la fine dell’ingiusta detenzione della nostra Giulia non potrà più averci sotto le sue regole, i suoi dogmi inutili e malefici, volti solo ad affermare il dominio su di noi, a suo parere persone inermi, ignoranti ed indifese, facili da sottomettere.
Non saremo più ricattabili perché cos’altro potremmo temere di subire, cosa potrà farci dopo averci già preso tutto?
Smetteremo immediatamente di seguire le sue indicazioni, di eseguire i suoi compitini a casa, perché lei non può insegnarci niente, non ne è in grado e non è certamente più in alto di noi sotto nessun punto di vista.
Lo accetti, se ne faccia una ragione.
Del resto lei per primo non ha seguito o fatto seguire le regole, le leggi,  dai suoi adepti (ad esempio l’aver permesso ed insabbiato che Giulia (ved. cicatrici) si fosse tagliata volontariamente le braccia perché concentrandosi sul dolore fisico avrebbe smesso di sentire il disagio psicologico dovuto all’ “approccio maldestro” (così l’avete definito) da lei subito nella Comunità Casa Alice di Imperia e poi l’aver trattenuto i giochi elettronici di Letizia che non le sono stati restituiti alla sua uscita dalla Comunità di Aulla (questo non solo a casa nostra ma secondo il Codice si chiama “appropriazione indebita”) o il cellulare di Giulia, (memoria cancellata) sono evidenti, gravi e punibili malfunzionamenti della macchina che lei si vanta di indirizzare così perfettamente.
Le rammentiamo, inoltre, che i ragazzi ormai maggiorenni usciti dalle Comunità o Case Famiglia sono sicuramente testimoni (scomodi) di tutto quanto è loro accaduto e ciò che hanno subito e sopportato durante il loro allontanamento da casa, magari sotto minaccia.
Ha compiuto mille azioni senza nemmeno interpellarci, come lo cambiarle indirizzo scolastico o invitarla a cena.
E non racconti a Giulia di amarla.
Siccome Giulia non ha l’età per essere la sua compagna o fidanzata ciò presuppone, si spera (sennò si dovrebbero usare altri termini) che lei la veda come figlia pur non potendo sapere cosa vuol dire amare un figlio così come una persona nata senza occhi non può immaginare come sia vedere il mondo.
Non potrà mai sostituirsi a noi.
Lei ha continuato a fare mambassa dei figli degli altri perché purtroppo, (e siamo al fulcro del discorso) lei non ne ha di suoi, è solo e nessuno le vuole sinceramente bene.
Questo ci induce a provare enorme pena per lei.
Ci dispiace Signor Giudice ma due, cento, diecimila lauree non le terranno la mano, non l’abbracceranno, non le faranno compagnia, né l’ameranno.
Lei ha voluto sostituire la famiglia naturale con altre, fittizie, formate da estranei.
L’amore non si può imporre.
Esso viene dal cuore, dalle viscere e quello della nostra famiglia sarà eterno, nonostante tutto il dolore che abbiamo subito, ci legherà per sempre.
E continueremo ad insegnare ai nostri figli e nipoti a discernere tra bene e male, senza imposizioni ma con libertà, verità e giustizia.
Che lei lo voglia oppure no.

Augurandole di ricevere almeno quanto è stato dato a noi, le porgiamo un saluto reverente.








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